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Monumento funebre di Giovan Battista Bosi

Pietro Barilotto, (1542), cm. 500 x 330 x 35

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Il monumento sepolcrale fu ordinato, come attestato anche dalla iscrizione in latino in basso al centro, dallo stesso G.B. Bosi, noto giureconsulto che nel 1538 al termine degli anni di insegnamento a Bologna, rientrò a Faenza.
La struttura del monumento è agile e nervosa, elegante nei decori intagliati e splendente per la policromia. L’impianto è delimitato da due colonne scalanate e capitello corinzio sormontate da due figure che rappresentano rispettivamente San Michele Arcangelo e la Madonna Annunciata. Al centro, dall’alto, un pellicano che imbocca i piccoli nel nido, nella cimasa Cristo risorto e tre formelle con San Pietro, San Giovanni Battista e San Paolo.
La figura di G.B. Bosi è atteggiata all’ «etrusca», come nei modelli romani di Andrea Sansovino, e adagiata su un letto di libri, come già la figura di Antonio Urso nel monumento Michiel del 1511 in San Marcello a Roma. Il ritratto di G.B.Bosi è realizzato con un’intensa penetrazione psicologica e con piglio realistico che riprende il metodo del naturalismo lombardo. A ben restituire il naturalismo tagliente sono il corpo appesantito dagli anni, le guance cadenti e gli occhi come gonfi.
Nella parte inferiore sotto alla lapide vi è lo stemma della famiglia Bosi contraddistinto da uno scudo sagomato con due buoi che si affrontano sormontati da un cane con un cartiglio in bocca.

NOTA

Il Grigioni ha pubblicato il contratto stipulato tra G.B. Bosi e Pietro Barilotto nel 1538. Il monumento doveva essere completato entro quattro anni con esecuzione in pietra d’Istria della migliore, mentre alcuni rilievi della cimasa, secondo una tradizione assai diffusa in ambiente padano, dovevano essere modellati in cotto. Il compenso pattuito in lire 487 e soldi 10 era curiosamente da corrispondersi parte con la cessione di un credito, parte in natura, vale a dire un carro di pertiche di salice, un migliaio di fascine d’olmo, un maiale di 200 libbre per ognuno dei quattro anni.

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