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FAENZA IN MANO
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Cani Romolo

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Nato il 26 aprile 1902 a Milano coniugato con Lucia Camera, muore l’ 11 febbraio 1944 a Faenza, fucilato per rappresaglia dai fascisti.
Fu tra i faentini condannati negli anni Trenta al confino politico e trascorse sette anni confinato a Ventotene e Pisticci.
Tutta la sua famiglia era composta da attivi antifascisti, con qualche esponente di tendenze anarchiche che, secondo la testimonianza di Quinto Bartoli, pagava comunque regolarmente le quote del Soccorso Rosso promosso dal Partito Comunista Faentino. Nel febbraio 1944, quando Romolo Cani venne fucilato anche i suoi tre fratelli erano “in carcere a Ravenna come ostaggi da ben quattro mesi”. Il Vescovo di Faenza, Monsig. Battaglia chiese con una lettera al prefetto Bigazzi clemenza per la famiglia ricordando che dei tre fratelli ancora in carcere Giuseppe era “un ex combattente, ferito di guerra, padre di un bambino piccolo”, Roberto aveva quattro figli piccoli e Remo due figli piccoli. Una famiglia duramente provata, per cui era un giusto diritto, concludeva il Vescovo Battaglia, “chiedere la liberazione degli altri figli, non colpevoli di fatti gravi”.
[da R.VASSURA, Condannati a morte, Faenza, 2006, pp. 58-61]

Nella relazione allegata (formato pdf) è pubblicata anche l'ultima lettera che Romolo Cani ha scritto alla moglie poche ore prima della fucilazione.

Per un approfondimento sulle altre vittime ricordate nella lapide, vedi il testo nella relazione allegata (formato pdf) qui sotto.

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