Salta navigazione
FAENZA IN MANO
[t] Apri la barra con i tasti di accesso   [x] Nascondi la barra con i tasti di accesso   [1] Contrasto normale   [2] Contrasto elevato   [3] Testo medio   [4] Testo grande   [5] Testo molto grande   [n] Vai alla navigazione principale   [p] Vai al contenuto della pagina   [h] Home page

Contenuto principale

Chiesa di San Giuseppe (Orfanotrofio Maschi)

Corso Mazzini, 94. 1926, Progetto di G. Magistretti, bassorilievi F.lli Ballanti Graziani, decorazioni G.Bertolani.

san giuseppe, già orfanotrofio maschi.jpg

La Chiesa di S. Giuseppe costituisce uno dei più importanti esempi di architettura neoclassica presenti a Faenza.
Fu progettata dal Cav. Arch. Giuseppe Magistretti, proveniente da Lugano ma residente ad Imola.
Slanciata nelle proporzioni, ricca di numerosi bassorilievi dei famosi plasticatori faentini Ballanti Graziani, corredata di numerosi e pregiati arredi sacri, statue, quadri ecc. rappresenta per Faenza un autentico gioiello.
E' il primo esempio di edificio sacro ad essere toccato dal rinnovamento neoclassico.
Questo ambiente costituisce l'immagine di uno spazio unitario e funzionale all'uso specifico di chiesa facente parte di un organismo più ampio; anche esternamente la chiesa non si distingue, né per aggetti rilevanti, né per volumetria, dal lungo fabbricato dell'Orfanotrofio. A questa riduzione del dettato architettonico esterno si affianca una analoga distribuzione dello spazio interno in forma scatolare e pianta rettangolare; l' interno è ridotto al solo ampio vano della navata su cui si aprono , quale unico elemento stilistico, tre fornici per lato ed uno centrale che accoglie il presbiterio.
All'interno è abolita ogni traccia di ordine architettonico, sostituito invece da profondi pilastri, e quale unico elemento stilistico, un cornicione su mensole che delimita lo spazio dell'aula; nella zona superiore si aprono i coretti chiusi da fitte grate lignee, in un lungo percorso che sormonta anche il presbiterio.

I dipinti

I dipinti su tela collocati nella Chiesa di S. Giuseppe costituiscono un insieme interessante ed omogeneo per provenienza,in quanto appartenevano quasi tutti alla chiesa del SS. Crocifisso di Porta Ponte, soppressa nel 1801. L'insieme di questi dipinti, anche se non sempre di alta qualità, offre spunti interessanti per seguire l'evolversi della cultura pittorica faentina, dai modelli di origine bolognese ai modi romani del Gottardi, per finire agli esiti della cultura del Giani:
-1)” Martirio delle Sante Perpetua e Felicita” ( II altare a destra), opera di Giovanni Gottardi ( 1733-1812 ), faentino attivo a Roma; proviene dalla Chiesa del SS. Crocifisso a Porta Ponte;
-2) “S. Bernardino da Siena ed il Pontefice” ( III altare a destra ), opera del C. Alessandro Ricciardelli (1777-1861);
-3) “S.Anna insegna la S. Scrittura a Maria” ( III altare a destra), opera del C. Alessandro Ricciardelli;
-4) “Madonna col Bambino ed i SS. Michele Arcangelo e Luigi Gonzaga” ( III altare a destra ), opera  attribuita al mantovano Gaetano Bartolani ( 1762- 1856 ), a lungo collaboratore del Giani;
-5)  “Angeli con gli emblemi della Passione” (ancona absidale), opera di Gaetano Bertolani;
-6) “ Transito si S. Giuseppe” ( sopra la porta di sinistra ), opera di anonimo bolognese del 1730 circa, proveniente dalla Chiesa del SS. Crocifisso;
-7) “Madonna con Bambino e Santi” ( II altare a sinistra ), opera di anonimo bolognese del 1730 circa,  proveniente dalla chiesa del SS. Crocifisso, inserita nella nuova chiesa in una cornice del Ballanti;
-8) “Trasfigurazione di S. Paolo “ ( I altare a sinistra ) opera di Tommaso Missiroli ( 1635 circa-1699 ).

Il Crocifisso 

Il bel Crocifisso ligneo,entro l'alcova dell' altar maggiore, può forse collocarsi tra il terzo e il quarto decennio del sec.XV, realizzato, probabilmente,grazie ad un ricco lascito alla Confraternita del SS. Crocifisso testimoniato nel 1529; caduta la sua attribuzione a Giovanni Teutonico, cui invece sono attribuibili i due Crocifissi della Cattedrale e di S. Domenico, entrambi compresi tra il 1474 ed il 1480, il Crocifisso di S. Giuseppe appare frutto di una conoscenza diretta di una pratica di disegno del tipo di quella seguita in Toscana a Innocenzo da Imola, ed è nel terzo decennio del 1500 che cadono le opere eseguite da questo pittore a Faenza.

L'organo 

L'organo risale al tempo del trasferimento di Orfanotrofio e Confraternita da via Dogana a C.so Mazzini ( fine 1700- primi 1800 ) ed è attribuibile a Luigi Cavallotti che, originario di Parma, in età giovanile si trasferì a Pistoia per apprendere alla Scuola degli Agati l' arte di costruire organi.
Collocò diverse sue opere in chiese lla Toscana e dell'Emilia, poi anche in Romagna, dove si trasferì definitivamente a Faenza con abitazione in S. Vitale e laboratorio in P. zza S. Domenico.
La fonica dell' organo è su base di otto piedi e la trasmissione è meccanica; la tastiera comprende cinque ottave e la pedaliera è a leggio; le canne di facciata sono di stagno e disposte a cuspide in unica campata, le canne interne sono di piombo, le canne del pedale sono di legno.

Il patrimonio plastico

Ai plasticatori faentini, abilissimi nella plastica decorativa, si devono le statue devozionali che furono poste dentro nicchie aperte successivamente nei pilastri e nelle pareti elle cappelle:
1) “Statua di S. Giuseppe col Bambino” ( nicchia 1a appella a destra ), replica dell'originale, distrutta nell'ultima guerra, opera del 1952 della Bottega Dal Monte di Faenza,
2) “Statua di S. Bernardino da Siena” (secondo pilastro a destra ), opera di Gian Battista Ballanti Graziani;
3) dalla Bottega  dei Collina Graziani provengono le altre statue in cartapesta, un S. Luigi Gonzaga, una Madonna Addolorata, un S. Vincenzo dè Paoli ed un Bambino Gesù benedicente, opera questa particolarmente pregevole, che ripropone un modello creato dal Ballanti e replicato in numerose Chiese della città e della campagna.

Collegamenti a Social Networks