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Palazzo Cavina, già Naldi

Via Castellani, 22. Sec. XVIII; R.Campidori, decorazioni di F.Giani e D.Gallamini

palazzo cavina, già naldi.jpg

Questo palazzo, la cui costruzione fu realizzata nella metà del 1700 su progetto dell’ architetto faentino Raffaele Campidori, per un ramo della famiglia Zauli Naldi, si caratterizza nell’ ambito dell’ architettura neoclassica faentina, per il rigore e la semplicità della facciata, in visibile contrasto solo con il portale, in bianca pietra d’Istria, il soprastante balcone in ferro battuto, e il pregevole scalone che porta al piano nobile.
Il palazzo fu acquistato nel 1814 dalla contessa Lucrezia Costa, vedova Cavina, la quale, nell’ apportare queste modifiche, volle farne segno tangibile del proprio status sociale di raffinata aristocratica e dei suoi interessi artistici e culturali.
Due delle sale del piano nobile, quella per ricevere, che ben si prestò ad accogliere il salotto letterario della famiglia, e la camera da letto della Contessa, possono essere considerate a ragione uno degli ambienti di eccellenza che caratterizzano la casa nobile faentina dell’ età neoclassica; sintesi ed espressione assoluta di quel concetto di progettazione globale, in cui Felice Giani, al quale la Contessa Lucrezia aveva commissionato la realizzazione, poteva avvalersi della collaborazione di artigiani, stuccatori ed ebanisti di elevata specializzazione, i quali operarono con successo in altre dimore nobiliari o aristocratiche faentine.
La sala di Apollo, detta anche sala della Musica, per la presenza negli arredi di strumenti e spartiti musicali, è la sala della celebrazione delle arti per eccellenza, in cui il tema classico della raffinatissima volta riprende nelle figure centrali il tema di Apollo.
Indubbiamente il Giani raggiunge in questo ambiente un altissimo livello compositivo, sia nella progettazione sia nella narrazione, dal tono squisitamente lirico, espresso con le armoniose composizioni del purissimo ideale classico del Parnaso.
La soluzione decorativa della volta, raffinatissima, privilegia un delicato monocromo suddiviso in fasce e cornici, interrotte negli angoli da delicate grottesche policrome. Lungo i lati sono collocate le quattro scene dedicate ad Apollo, affiancate da otto splendidi tondi con vittorie alate danzanti su fondo azzurro. Al centro è incastonata la scena del Parnaso, con le Muse e Apollo citaredo.
Anche la camera da letto di Lucrezia Cavina, detta anche sala di Cornelia, è un capolavoro inventivo del Giani, che coniuga abilmente memorie della classicità con spunti offerti dall’ inesauribile patrimonio del Rinascimento e del Manierismo.
La scena ottagonale al centro della volta del soffitto presenta Cornelia, madre dei Gracchi, e celebra con lei le virtù della madre, con chiaro riferimento alla famiglia della Contessa.
Prudenza, Temperanza, Vigilanza e Castità, virtù materne per eccellenza,sono proposte nelle quattro lunette che circondano la scena centrale, ritagliate in scomparti, che consentono al Giani di esprimere nelle figure allegoriche la sua inventiva e la sua grande genialità.
Negli anni successivi alla sistemazione di questi due ambienti, che nulla hanno da invidiare a sale di ben più illustri palazzi e ville italiani e stranieri, la Contessa completò il piano nobile con la decorazione di altre due sale a opera di Domenico Gallamini, uno degli artisti più attivi nella Faenza neoclassica dell’ 800, e nelle cui opere si scorge una compiuta adesione allo stile e al cromatismo del Giani.

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