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L'architettura

Un temperato classicismo settecentesco

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Le ragioni per le quali i Laderchi, famiglia illuminata e di ampi orizzonti culturali, affidarono ad un architetto bolognese il progetto per loro dimora cittadina vanno individuate nel fatto che il bolognese Francesco Tadolini, oltre a non essere un operatore locale, rappresentava in quegli anni la linea classicista in antitesi al gusto tardobarocco e proiettava in direzione veneta propriamente palladiane.
Si trattava di un temperato classicismo sobrio, corretto, ma che non procedeva ad implicazioni ideologiche.
I lavori di costruzione procedettero abbastanza lentamente poiché nel sito, occupato ora dall’angolo con il balcone, esisteva la chiesa di S. Biagio, l’antichissima parrocchia di Santa Maria Guidonis che venne demolita e ricostruita più a settentrione a seguito della lunga facciata.
Il Tadolini adotta nelle due facciate perpendicolari una serie di finestre con timpani triangolari e curvi alternati secondo una formula di derivazione cinquecentesca.
Dalla linearità dell’insieme si staccano l’aggetto del cornicione con belle formelle in terracotta sul lato di via XX settembre, e l’angolo bugnato rimarcato dalla balconata su mensole.
L’ingresso e lo scalone riprendono in forme semplificate il motivo classico di lesene con fregi ornati da triglifi e sott’archi e imbottiti con lacunari poligonali, formula questa già adottata nell’interno di S. Domenico.

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