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Questo ambiente fungeva da salottino, come confermato dalla stufa in ceramica al centro della parete destra che consentiva, durante i rigidi inverni dell’epoca, di trascorrere qualche ora piacevole, magari sorseggiando cioccolata, tè o caffè, bevande esotiche che conobbero una larga diffusione presso la nobiltà europea a partire dal Settecento.
Il successo di questi prodotti è testimoniato anche dalla produzione di ceramiche atte a contenerli; per Faenza si ricorda nuovamente la Manifattura Ferniani, particolarmente fiorente nel XVIII secolo.
Ai lati della stufa si trovano due porte: un passaggio rapido alla sala del finto marmo e un armadio a muro.
Il soffitto è decorato al centro con i quattro elementi e nei riquadri con le quattro stagioni.
Al centro della stanza si colloca un tavolo in palissandro con intarsi in avorio, databile al 1855/60 ca., opera del faentino Giovanni Battista Gatti e di proprietà del Comune di Faenza; sono rappresentati profili di artisti e vedute di Roma, dove l’ebanista operò.