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Le cucine sono state inserite recentemente nel percorso di visita, dopo un intervento di restauro e con l’esposizione di oggetti appositamente acquistati, che aiutano a comprendere i modi di vita ottocenteschi. Sono collocate a livello delle cantine, sia per circoscrivere eventuali pericoli di incendio, a cui si sarebbe potuto ovviare anche sistemandole in un edificio a parte, all’interno del giardino, sia per evitare che gli odori si diffondessero nelle stanze del piano terra.
Le strutture originali sono costituite dal grande camino, il lavabo in pietra e due ceppi in legno, su cui si tagliava la carne.
Il camino presenta un gancio girevole, a cui veniva appeso il paiolo, che poteva essere sistemato anche in un’apposita cavità del ripiano, sotto alla quale erano collocate le braci, per cuocere o mantenere in caldo il cibo.
Sulla sinistra è montato a muro un grande girarrosto: la manovella veniva girata completamente e poi, attraverso un sistema di pesi e contrappesi, lo spiedo girava autonomamente per qualche minuto, permettendo al cuoco di occuparsi di altre faccende. Sulla destra si nota un tosta-caffè e un macinacaffè e sul ripiano padelle in rame e scaldini in terracotta invetriata.
A destra è collocato il forno per la cottura dei pasticci e forse anche del pane; le famiglie nobili lo acquistavano dai fornai, ma non è escluso che lo si preparasse anche in casa, una volta a settimana. Si approntava il lievito la sera precedente, quindi al mattino lo si mescolava con farina e acqua tiepida, lavorando il tutto molto a lungo. L’impasto era poi tagliato a pezzi, lasciato riposare e infine cotto.
Sulla parete di fondo della cucina, a sinistra, nascosta dietro una tenda, si trovava la cosiddetta “dispensa fredda”, in cui erano conservati per un breve arco di tempo carne, formaggi, frutta e cibi che necessitavano di fresche temperature di conservazione. La mancanza degli odierni elettrodomestici dettava ovviamente abitudini molto diverse da quelle odierne: ci si procurava la carne che poteva essere consumata in un breve arco di tempo, escludendo le grandi provviste che ci consentono i nostri freezer e frigoriferi.
Nel vano della dispensa fredda, sulla sinistra, si trova una finestra che si affaccia sul pozzo: un tempo era assente la grata di protezione ed era così possibile attingere direttamente in cucina, senza essere costretti a risalire in giardino. L’acqua era poi portata con secchi al lavabo, su cui è appoggiato un grande catino in terracotta ingobbiata e invetriata, usato per lavare le stoviglie; grazie poi all’inclinazione del ripiano in pietra, l’acqua era fatta defluire fuori in cortile.
A sinistra, sulla stessa parete, è visibile un tagliere a muro, con sopra appesi vari strumenti: lo schiaccia-passatelli, la paletta per la farina, il raschietto per il tagliere, il coltello a mezzaluna ed il setaccio. Riavviandosi verso le scale, sulla sinistra, nascosta da una tenda, si trova la dispensa calda, confinante con il grande camino, ove probabilmente si collocava il pane a lievitare.
Risaliti a pian terreno, salite le scale in legno a sinistra, dirigendovi nella saletta da pranzo.