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Archeologia nella corte di Palazzo Mazzolani

I mosaici romani ritrovati a Faenza in una mostra museale di nuova concezione ad ambiente visibile

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Nella corte di Palazzo Mazzolani, a sinistra dell’ingresso da Corso Mazzini, è allestita una selezione dei più importanti pavimenti rinvenuti nel corso di scavi archeologici a Faenza. L’arco cronologico di realizzazione di questi mosaici è ininterrotto e copre un periodo dal I al VI secolo d.C., fornendo così una vera e propria antologia di mosaici unica in Emilia-Romagna.
La città romana, denominata Faventia, aveva domus di vasta estensione caratterizzate dalla presenza di mosaici estremamente raffinati ben documentati nella raccolta in mostra a Palazzo Mazzolani.
Un esempio di pavimentazione delle domus più antiche è riportato da sei porzioni di pavimento provenienti tutte dalla domus di Palazzo Pasolini (nn. 5,6,7,9, 10, 11). Le prime tre furono scavate nel 1993, le altre furono scoperte nel 1899. Solo attraverso uno studio attento alle caratteristiche di questi pavimenti si è potuto appurare che facevano parte di un’unica, estesa abitazione. A questa domus appartenevano anche altri due pavimenti a mosaico, integri, attualmente esposti a TAMO-Ravenna.
Altri mosaici di grandi dimensioni sono di età tardo antica (IV-VII secolo d.C.) quando in città, sotto l’influenza di Ravenna divenuta capitale nel 402 d.C., vennero costruite residenze di rappresentanza di vasta estensione e riccamente decorate con mosaici policromi. Ne sono testimonianza le pavimentazioni rinvenute in particolar modo nell’area a nord-est della città come le nn. 12,14 e 19 appartenenti ad un unico complesso abitativo databile attorno al V sec. d.C., o il grande mosaico scoperto in piazza Martiri della Libertà (n. 16) pertinente ad un ambiente di m. 14 x 8.
Il mosaico nelle zone residenziali e di rappresentanza delle domus aveva diversi modelli decorativi. Il primo caratterizzato da una decorazione ripetitiva e continua è chiamato “a tappeto” (n. 12) e il secondo si caratterizza per l’uso di riquadri (emblemata) con raffigurazioni più o meno complesse (n. 13). Nel caso delle raffigurazioni il committente sceglieva temi legati alla moda del tempo o che potevano esaltare in modo allusivo la sua figura o la sua ospitalità. In alcuni casi i pavimenti erano realizzati in marmi colorati, con raffigurazioni geometriche (opus sectile).
A volte venivano utilizzati materiali diversi. In alcuni ambienti residenziali, soprattutto tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. veniva impiegato anche il battuto di cocciopesto (n. 8) sia decorato con frammenti marmorei distribuiti disordinatamente sia a formare delle raffigurazioni geometriche o in taluni casi privi di decorazione. Nelle zone di maggior utilizzo erano impiegate le pavimentazioni in laterizio (n. 2) realizzate in varie fogge: con mattoncini posati a spina di pesce, a coltello o di piatto oppure conformati ad esagonette, rombi, talvolta decorati con tessere in pietra.
Oltre ai mosaici è esposto un gruppo di anfore, recipienti per il trasporto e la conservazione di olio, vino e salse (n. 3) e la parte inferiore di un dolio in terracotta (n. 4), contenitore in genere interrato che serviva alla conservazione delle granaglie.
I manufatti esposti forniscono anche un interessante repertorio di storia del restauro musivo legato alla conoscenza e al variare dei gusti. I mosaici restaurati a fine ‘800 sono testimoni dell’interesse esclusivo per aspetti stilistici ed iconografici, con distacchi da scavo in porzioni a massello (nn. 9, 10 e 11). I mosaici già esposti nei primi decenni del ‘900 presentano successive rimozioni di alcuni motivi decorativi giudicati evocativi del regime politico appena trascorso (n. 13). I pavimenti musivi rinvenuti e restaurati negli anni ’60 – ’70 del ‘900 sono testimonianza dell’avvento delle malte cementizie impiegate come nuovo supporto dei tessellati rimossi da scavo con la tecnica dello strappo (nn. 18 e 19). Le estese superfici musive sono il risultato degli interventi di restauro eseguiti negli anni ’90 del ‘900 che recuperano l’interezza delle superfici pavimentali e utilizzano nuovi supporti alleggeriti costituiti da pannelli alveolari in alluminio (nn. 5-8).

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