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Altare Maggiore
La pala rappresenta la “Visione di San Filippo Neri” e deve pertanto essere stata commissionata per i padri filippini che ressero la chiesa dal 1679 al 1777.
Tradizionalmente attribuita alla scuola del Guercino o ad ambito bolognese, è stata di recente riferita al ravennate Andrea Barbiani (1708-1779), in particolare per affinità con la pala dello stesso soggetto presso le monache di Santo Stefano a Ravenna.
La pala si caratterizza per inflessioni tra Cignali e Maratta, consone al Barbiani.
L’opera dovrebbe datarsi ai primi anni ’60, in prossimità all’attività faentina dell’autore, come suggeriscono le assonanze fra gli angeli e quelli da lui affrescati nel 1764-65 nella cupola del Beato Nevolone in Duomo.
Lunetta
La lunetta con l’Angelo in veste azzurra che libera alcune anime purganti, si riferisce al titolo del Pio Suffragio, qui trasferito nel 1787 dalla chiesa di Santo Stefano. L’opera è attribuita al faentino Savino Lega (1812-1889), che l’avrebbe eseguita nel 1859 “in sostituzione di altro quadro di nessun pregio che prima vi esisteva”. La chiesa venne rammodernata nel 1856 da Antonio e Romolo Liverani con affreschi di nuovo gusto che sostituirono le precedenti decorazioni barocche e il Lega risulta talora associato alle imprese del Liverani.
Circa il quadro più antico, potrebbe essere “il quadretto che sovrasta all’altare maggiore” ritenuto di Luigi Pistocchi (1749-179?). Questi, fratello minore del più celebre architetto Giuseppe, ci è noto solo dal quadro della Pinacoteca con “Sant’Ilaro che libera un indemoniato”. La parte inferiore con i tre puttini nel cesto, è un’integrazione di Pasquale Saviotti, volendosi trasformare il Sant’Ilaro in San Nicola di Bari.