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La saletta di Apollo

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Si tratta di altri due ambienti contigui prospicienti il corso; un terzo ambiente preenta una decorazione totalmente rifatta in epoca successiva all’ultima guerra, da cui provenivano quattro placchette di Trentanove raffiguranti le Stagioni, di cui oggi si sono perse purtroppo le tracce.
La saletta di Apollo si distingue per l’originalità della concezione e il carattere raffinato ed elegante, che per la sua funzione di disimpegno consente di accedere da un lato alla galleria e dall’altro alla Sala dei Legislatori. Si tratta probabilmente della prima dimostrazione a Faenza di quella lunga e proficua esperienza di Giani nel realizzare un ambiente in cui si integrano decorazioni pittoriche, plastica e arredo con il risultato sia di una sorprendente unità sia di una singolare professionalità dimostrata dalla qualità e finanche dalla raffinata cura dei dettagli. Il piccolo scrigno prezioso divenne così il frutto di un’internazione tra le diverse competenze del progettista e decoratore agli ornatisti, plasticatori ed ebanisti che costituiscono o collaborano con la bottega di Giani: un carattere che rimase inalterato anche con l’intervento di metà ‘800 con la creazione di un arco a giorno di comunicazione visiva con la sala attigua. Assolvono funzione decorativa le cinque eleganti porte in bianco e oro con ante a vetri incorniciate da un fregio a fasci raccolti, sormontate da sovraporte anch’esse racchiuse in un’insolita curatissima cornice a fasci legati; le sovraporte che insistono sulle sole tre porte praticabili sono da attribuire a Trentanove (Il Tempo e la Fame, la Pittura e la Musica, la Scultura e l’Architettura).

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