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Barilotto Pietro

Scultore, Faenza 1481-1553

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Il padre di Barilotto era lo scultore Drudo che in gioventù esercitò col fratello maggiore Domenico l’arte del figulo o vasaio e, secondo alcuni documenti, anche il padre di Drudo avrebbe esercitata l’arte del figulo conducendo una fornace posta nell’attuale vicolo Gottardi di fronte a Sant’ Agostino.
Probabilmente tra il 1505 e il 1509 soggiornò a Roma per perfezionare l’arte appresa dal padre nel frattempo defunto.
Lo sviluppo stilistico delle sue opere fa credere che su un substrato di decorativismo lombardesco, diffuso nella Romagna alla fine del Quattrocento, e da cui non sarà stato certo immune il padre, si siano sovrapposte, dopo il ritorno in patria nel 1509, forme più complesse ed architettoniche di estrazione tosco-romana, con particolare interesse per i tipi che Andrea Sansovino veniva elaborando in Roma.
Pietro Barilotto risulta morto fra il 15 nov. 1552 e il 24 marzo 1553.
Delle opere documentate o sicuramente attribuibili a Pietro Barilotto, Ennio Golfieri gli ha attribuito monumenti sepolcrali a Forlì, Imola, Cotignola e Faenza oltre alla pila dell’acqua santa e il fonte battesimale nella Cattedrale Faentina.
Di rilievo oltre alle opere conservate in Pinacoteca anche il monumento sepolcrale del vescovo Giacomo Pasi (1529-31).
Fu eseguito per la chiesa dei Servi e poi trasferito nel Cappellone del Cimitero comunale di Faenza.

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