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Cappella Maggiore - Altare

AltarePistocchi.jpg

Primo incarico pubblico del Pistocchi (1744-1814) è il progetto dell’altare maggiore della cattedrale commissionato dal vescovo Antonio Cantoni. Per volontà del presule faentino, protettore del giovane architetto che per suo interessamento era stato invitato a Roma per studiare, riceve la commissione sul finire del 1766, ma il rogito è del 17 luglio 1767.
L’altare fu portato a termine nel 1768 e consacrato dal vescovo Vitale Dé Buoi.
Nel rogito mentre non viene espressamente citato il Pistocchi sono stabiliti gli impegni degli esecutori materiali: il marmista marchigiano D. Fabbri e i suoi fratelli.
In questa realizzazione di decoroso aspetto formale, il Pistocchi non fa che elaborare schemi di altari barocchi romani, ma mentre testimonia, da una parte, gli iniziali orientamenti prodotti dalla lezione romana, compie una operazione di irrigidimento delle linee e dei profili, fatta eccezione per le due rigonfie volute ai lati del dossale.
La tipologia barocca dell’altare isolato qui trova accenti marcatamente scenografici per la forte sopraelevazione della gradinata a podio e per l’ampia specchiatura del ripiano.
Nella dilatata spazialità del presbiterio, l’altare pistocchiano assume valore di fondale, secondo l’asse prospettico della navata mediana, aspetto che è sontuosamente accentuato dalla policromia dell’incrostazione marmorea, sapientemente disposta con diaspri di Sicilia, bianco e nero orientale e verde antico, e impreziosito dall’alzata dei candelieri.
(da P. Lenzini, Vicende pittorico-decorative del Settecento e dell'Ottocento, in Savioli 1988, pp. 152).

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