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Cappella del Beato Nevolone - La vita
La vita del Beato Nevolone
L'eremita faentino Nevolone, secondo quanto narra una cronaca composta da Pietro Cantinelli, si recò pellegrino ben undici volte a Santiago di Compostella.
Sulla sua vita, che si concluse a Faenza il 27 luglio 1280, si sa molto poco.
Si sa che era un laico che esercitava il mestiere di calzolaio, dato che dal 1331 è rivendicato come patrono dai ciabattini della città romagnola.
Fu certamente anche "fratello della penitenza" del Terz'Ordine francescano e condusse una vita austera, dedita alla preghiera.
Il Beato Nevolone può essere inserito tra i molti penitenti beati laici (il più noto è Omobono da Cremona) che nel XII-XIII secolo intrapresero una conversione che li impegnò religiosamente nella penitenza, nella carità e nelle mediazioni pacificatrici.
Queste ultime per Nevolone sono attestate tardivamente ma probabili nel quadro di turbolenza politica delle città romagnole.
Il culto (esclusivo della città, come per gran parte di questi santi 'cittadini') è di lunga durata.
Se pur non è documentato che i cittadini e il clero faentino ne portassero in processione il corpo nella cattedrale, come raccontato dalla bibliografia postuma, è certa già nel 1351 la presenza di un altare dedicato al santo nella cattedrale di Faenza, ove se ne celebra la festa il 27 luglio.
Nel 1400 Astorgio Manfredi batte monete con la sua effigie; nel 1435 l’unificazione ospedaliera dà luogo all’ospedale di S. Nevolone e nello stesso anno la confraternita dei battuti di S. Maria e S. Nevolone ottiene un oratorio presso il duomo della città; nel 1501 è invocato durante l’assedio del Valentino; nel 1741, dopo una serie di panegirici, se ne pubblica una Vita da cui sono ricavate le pitture per la nuova cappella inaugurata nel 1765 in duomo (dal 1473, realizzata la nuova cattedrale, il sarcofago aveva subito vari spostamenti); nel 1817 Pio VII ne conferma il culto.
L’iconografia lo vuole vestito di una tunica che lascia scoperte le spalle, con le mani giunte, il cilicio di penitente, i flagelli e il bordone di pellegrino.