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Cappella di S. Terenzio

Quinta Cappella a destra

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Altare di Pietro Tomba, San Michele di G.B. Ballanti Graziani, arca di San Terenzio, monumento di A. Severoli di P. Barilotto

II Santo visse da eremita nella campagna attorno a Faenza. Le sue reliquie furono portate in città nella chiesa a lui intitolata presso la Cattedrale e custodite in un sarcofago, opera di un ignoto maestro di cultura toscana intorno al 1462. Agli inizi del secolo scorso, soppressa la chiesa di S. Terenzio, l’urna fu trasferita nella cappella di S. Michele Arcangelo. I rilievi dell’urna sono tra le opere più importanti della Cattedrale.
Essi rappresentano un cieco avvisato dall’angelo a presentarsi a Terenzio; il cieco condotto per mano al santo; il cieco guarito dal santo alla presenza di notabili e ministranti.
Il linguaggio figurativo rivela un artista informato alla cultura di Piero della Francesca detto convenzionalmente Maestro di S. Terenzio.
L’ancona in scagliola con S. Michele Arcangelo è opera neoclassica del plasticatore faentino G.B. Ballanti Graziani (1810), e sostituisce la lunetta maiolicata di A. della Robbia ora al Metropolitan Museum of Arts di New York.
Il disegno dell’altare neoclassico è di Pietro Tomba.
Alle pareti laterali vi sono due monumenti sepolcrali della famiglia Severoli, patroni della cappella. Il sepolcro più antico di stile quattrocentesco (1459 circ) in pietra d’istria è l’arca di Andrea Severoli, mentre di fronte, alla parete di destra, si vede il monumento in memoria di Africano Severoli, primo Arcidiacono della serie riservata alla sua famiglia. Il monumento in pietra e marmi è opera tipica di Pietro Barilotto che la eseguì negli anni 1523-25.

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