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Cappella della Madonna del Fuoco, già di Santa Maria Maddalena

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Le statue di stucco presenti nella terza cappella sul lato destro, dove si trova l’altare della Madonna del Fuoco, prima dedicato a Santa Maria Maddalena, vennero realizzate da Petronio Tadolini.
Qui troviamo la pala “Noli me tangere” del faentino Francesco Bosi, raffigurante l’incontro tra il Cristo risorto e la Maddalena.
Nel 1798, a seguito della soppressione della chiesa “Madonna del Fuoco”, l’opera che si sarebbe salvata miracolosamente dalle fiamme dando il nome a questa chiesa, venne trasferita in San Domenico.
Si tratta di una piccola tavola in fondo oro che ritrae la Vergine e il Bambino seguendo lo schema bizantino.
Lo stile è tipico della corrente veneto-cretese, diffusa in Romagna, caratterizzata da modelli bizantini con minime varianti formali. L’opera si può datare tra la fine del ‘400 e i primi del ‘500, osservando i lievi spunti plastici ritrovabili nel capo della Vergine e nel volto chiaroscurato del Bambino. 

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