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Chiesa di San Domenico (già di S.Andrea in Vineis)

Piazza San Domenico; F.Tadolini 1761-1766, coro ligneo stucchi e dipinti del XVIII sec.

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La chiesa di S.Domenico è legata alla presenza a Faenza dei monaci dell’ordine domenicano.
I domenicani arrivarono da Bologna a Faenza nel 1223, e la loro prima sede fu la chiesetta di S.Vitale, lungo l’attuale Corso Mazzini.
Dopo pochi anni la comunità domenicana aumenta sensibilmente con l’arrivo dei frati predicatori, e la sede diviene troppo piccola; si passa quindi alla nuova località corrispondente all’attuale localizzazione nella piazza. L’originaria costruzione in stile gotico venne completamente rifatta tra il 1761 e il 1765 su disegno del bolognese Francesco Tadolini. Il capomastro costruttore fu Gioacchino Tomba.
La Facciata, in stile neoclassico, si presenta imponente, scandita in due ordini, ma al tempo stesso leggera, grazie alle due coppie di lesene, alle 4 nicchie ornate da statue raffiguranti l’allegoria della Fede e i Santi Tommaso d’Aquino, Andrea e Domenico. Autore delle statue è Petronio Tadolini, fratello del progettista, che ha realizzato anche il portale con la lunetta a bassorilievo raffigurante la crocifissione di S.Andrea.

L’interno si presenta come una vasta sala, molto luminosa e gradevole per l’armonia e la purezza delle linee; un’ architettura nuova per quel tempo a Faenza, con forme tendenti al classicismo palladiano.
Ai lati troviamo 8 cappelle, 4 a sinistra e 4 a destra, tra una e l’altra, i pilastri portano in 5 nicchie pregevoli statue in gesso di Petronio Tadolini, raffiguranti i 4 Evangelisti e l’allegoria della Fede.
Lo spazio sotto la cupola è definito da 4 colonne, mentre un solenne colonnato corinzio semicircolare inquadra il presbiterio, che nella nuova costruzione conserva lo splendido coro ligneo cinquecentesco della vecchia chiesa, opera del padre domenicano Domenico Paganelli con esecuzione del 1623.
Il fonte battesimale è stato realizzato nel 1942 dagli artisti faentino Pietro Melandri per la parte in maiolica, ed Antonio Vassura per la parte in marmo.
Il confessionale e il pulpito, riccamente intagliati, sono opera dell’ebanista Domenico Bianchedi e sono databili al 1765.

A partire dalla parte destra verso l’ingresso è possibile vedere un notevole crocifisso ligneo di cultura nordicizzante riconosciuto a Giovanni Teutonico e databile agli anni 1475-1480. Successivamente nelle varie cappelle è possibile vedere le seguenti opere. Prima cappella: “Abramo e il sacrificio di Isacco” pala del faentino Michele Marchetti attivo tra il 1750 e il 1790. Seconda cappella: “San Pietro Martire che scaccia l’eresia” e “San Tommaso d’Aquino, in alto fra Angeli il trionfo della Fede”. La pala è del ravennate Andrea Barbiani del 1767. Nella terza cappella è presente un’icona a fondo oro raffigurante la Madonna col Bambino. La tavoletta rimasta miracolosamente intatta dopo un grave incendio del 1568 è venerata come Madonna del Fuoco ed è della prima metà del Cinquecento. Nella quarta cappella è presenta un’opera del 1767 con San Domenico guidato dagli Angeli per le vie di Faenza.
Al centro dell’abside è esposto un ritratto di San Pio V Ghislieri dipinto nel 1702 da Giuseppe Bartolini.
Sulla sinistra la quarta cappella, vicino all’altare, ha una statua in cartapesta policroma raffigurante la Madonna del Rosario. L’opera del 1841 è stata realizzata dal faentino Giovanni Battista Ballanti Graziani. Nella cappella anche opere in terracotta dorata rappresentanti i Misteri del Rosario e le due statue in stucco rappresentanti San Domenico e Santa Caterina da Siena. Nella terza cappella la pala rappresenta San Vincenzo Ferreri che libera un’indemoniata ed è stata realizzata  nel 1740 dal pittore veronese Felice Torelli. La seconda cappella conserva la Visitazione di Maria  a santa Elisabetta con sullo sfondo la Crocifissione di Cristo.
L’attribuzione databile tra il 1766 e il 1767 è incerta e dibattuta tra Giovanni Gottardi o a Cristoforo Utherberger . Nella prima cappella è rappresentato Gesù crocifisso con i Santi Domenicani Raimondo, Antonio, Pietro Martire e Giacinto. La pala è opera del forlivese Giacomo Zampa databile al 1768.

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