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Le lapidi della Facciata
Basilica Cattedrale di Faenza
Nella facciata della Basilica Cattedrale vi sono quattro lapidi.
A partire dalla sinistra del visitatore la prima lapide è abbastanza recente (infatti ha meno di un secolo) ed è la citazione del Paradiso di Dante:
"TRA DVE LITI D'ITALIA SVRGON SASSI
E FANNO VN GIBBO CHE SI CHIAMA CATRIA
DI SOTTO AL QVALE È CONSACRATO UN ERMO
CHE SVOLE ESSER DISPOSTO A SOLA LATRIA
QVIVI
AL SERVIZIO DI DIO MI FÈ SI FERMO
CHE PUR CON CIBI DI LIQVOR D'ULIVI
LIEVEMENTE PASSAVA CALDI E GELI
CONTENTO NE' PENSIER CONTEMPLATIVI
IN QVEL LOCO FU IO PIETRO DAMIANO
DANTE PARADISO XXI"
Posta sulla facciata dall'associazione "Silvio Pellico" nel 1922, quarto centenario della morte di Dante Alighieri, la lapide in marmo voleva ricordare S. Pier Damiani, morto a Faenza nel 1072 ed esaltato dal Sommo Poeta in questi versi della Commedia.
S.Pier Damiani, monaco, cardinale e dottore della chiesa, è sepolto e venerato nella cattedrale dal 1826,
Danneggiata durante gli eventi bellici, la lapide venne ripristinata da alcuni ex soci dell'associazione nel 1968.
Un’altra lapide si trova in cima all'arco della porta centrale. Risale al 1764 ed è in marmo:
"HAEC CATHEDRALIS ECCLESIA AGGREGATA FVIT SACROSANCTAE VATICANAE BASILICAE DIE II SEPTEMBRIS ANNO MDCCLXIV".
traduzione:
"QUESTA CHIESA CATTEDRALE FU AGGREGATA ALLA BASILICA VATICANA NEL GIORNO 2 SETTEMBRE DELL'ANNO 1764".
A destra del portone principale una grande lapide ci racconta un episodio avvenuto alla fine del '500.
Il testo (molto lungo) è il seguente:
"MORTVO ALPHONSO II FERRARIAE DVCE, CESARE ESTESI EIVS HAE(re)DE CIVITATEM ILLAM IN SEDIS APOS / TOLICAE DAMNVM OCCVPANTE, CLEMENS VIII PONTIFEX IVS SVVM RECVPERANDI CVPIDVS, EVM / MONVIT, SACRIS CHRISTIANIS INTERDIXIT, PEDITVM QVATVOR MILLIA SUPER VIGINTI EQVI / TVM TRIA MILLIA SVB OCTO TRIBVNIS CONSCRIPSIT, QVI OMNES NVLLA VI HYEMIS RETARDATI / CONVENERE EAVENTIAM, (sic) IN QVAM CIVITATEM VT (ferrare)NSIVM FINIBVS PROXIMIOREM, VENE(rat) / PETRVS ALDOBRANDINVS PONTIFICIS NEPOS, ET (octavius) BANDINVS VTERQ. CARDINALIS, ILLE / TOTIVS EXERCITVS HIC VERO ROMANDIOLAE LEGATVS, VBI MILITES HOSPITIO COMMODE ET / SINE VLLIVS QVERELA ACCEPTI SVNT, ET QVOD MIRVM FVIT CIBARIIS AB IPSA SOLA / VBERRIME SVSSTENTATI (sic), ET VBI QVAESTORES LVSTRARVNT ET ARMARVNT EXERCITVM, / IAMQ. IRRVPRTVRI ERANT IN OPPIDA CISPADANA, CVM PER ADVENTVM LVCRETIAE ESTENSIS VRBINI DVCIS VXORIS, FACTA PACE PRIDIE IDVS JANVARII PARVVLOQ. FILIO PRIMOGENITO / CESARIS OBSIDE CONFIRMATA / PONTIFICI FERRARIA RESTITVTA EST ET QVA SVMPTA / EADEM CELERITATE DEPOSITA SVNT ARMA, ET QVONIAM CIVITAS CARDINALIVM / PROCERVMQ. OMNIVM TESTIMONIO EGREGIE SE GESSIT, IOANNES ANTONIVS GRASSIVS / BONONIENSIS EPS FAVENTINVS NE TANTI FACTI MEMORIA VLLO VNQ. TEMPORE DELETERETVR / HIC LAPIDEM HVNC IN OMIVM PROSPECTV PONENDVM CVRAVIT / ANNO M. D. LXXXXVIII"
la traduzione è la seguente:
"MORTO ALFONSO II DUCA DI FERRARA ED ESSENDO DI LUI EREDE CESARE D'ESTE, CLEMENTE VIII, DESIDEROSO DI RIPRENDERSI IL SUO DIRITTO, LO AMMONÌ PERCHÈ DOMINAVA QUELLA CITTÀ (FERRARA) IN DANNO DELLA SEDE APOSTOLICA, LO INTERDISSE, ARRUOLÒ VENTIQUATTROMILA FANTI, TREMILA CAVALIERI CON OTTO COMANDANTI E TUTTI QUESTI SI RADUNARONO IN FAENZA SENZA ESSERE RITARDATI DAL DISAGIO DELL'INVERNO E PROPRIO IN QUESTA CITTÀ PERCHÈ LA PIÙ VICINA AI CONFINI FERRARESI SI ERA PORTATO PIETRO ALDOBRANDINI, NIPOTE DEL PONTEFICE, E OTTAVIO BANDINI AMBEDUE CARDINALI, IL PRIMO LEGATO PER L'ESERCITO, IL SECONDO LEGATO DELLA ROMAGNA, E LÀ I SOLDATI SONO STATI ALLOGGIATI COMODAMENTE E SENZA ALCUNA RECRIMINAZIONE E, CIÒ CHE DETTE MAGGIOR MERAVIGLIA, FURONO RIFOCILLATI AMPIAMENTE DALLA SOLA CITTADINANZA, E QUANDO I CAPI ALLESTIRONO E ARMARONO L'ESERCITO E QUANDO ORMAI STAVANO PER ENTRARE NELLE FORTIFICAZIONI CISPADANE CON L'ARRIVO DI LUCREZIA D'ESTE, MOGLIE DEL DUCA D'URBINO, FA FATTA LA PACE IL 12 GENNAIO E FU CONFERMATA CON LA CONSEGNA IN OSTAGGIO DEL PICCOLO FIGLIO PRIMOGENITO DI CESARE E FERRARA FU RESTITUITA AL PONTEFICE, RICEVUTALA, CON UGUALE PRONTEZZA FURONO DEPOSTE LE ARMI, POICHÈ LA CITTADINANZA SI ERA COMPORTATA EGREGIAMENTE, A TESTIMONIANZA DEI CARDINALI E DI TUTTI I COMANDANTI, GIOVANNI ANTONIO GRASSI, BOLOGNESE, VESCOVO DI FAENZA, PERCHÈ NON SI PERDESSE MAI, IN OGNI TEMPO, LA MEMORIA DI UN AVVENIMENTO COSÌ IMPORTANTE, QUI, ALLA VISTA DI TUTTI FECE PORRE UNA LAPIDE NELL'ANNO 1598".
La lapide ricorda il momento in cui il Ducato di Ferrara fu nuovamente inserito nello Stato Pontificio.
Morto senza figli Alfonso II d’Este, duca vi Ferrara, il 27 ottobre 1597, il papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini, 1592-1605) volle riacquistare per la Santa Sede il ducato di Ferrara, essendo il successore Cesare d’Este in linea non legittima di successione. Opponendosi il duca Cesare, il papa ricorse alla forza e raccolse a Faenza, città più vicina al ducato, un forte esercito per invadere Ferrara. Cesare d’Este, visto che tutto era perduto, incaricò la zia Lucrezia d’Este moglie del duca d’Urbino di trattare la pace con i legati del papa. Le trattative tra la duchessa e i cardinali Pietro Aldobrandini, nipote del papa, e Ottavio Bandini, legato in Romagna, avvennero a Faenza, in una sala del palazzo comunale, detta la sala delle stelle, ed ebbero il nome di “convenzione faentina ”.
Dopo la firma della convenzione Clemente VIII partì da Roma per recarsi a Ferrara dove entrò il 9 maggio 1598 ritornando verso Roma il 2 dicembre 1598.
La lapide fu collocata dal vescovo di Faenza Giovanni Antonio Grassi. Il governatore Gabriele Gabrielli pose una lapide simile nel salone delle bandiere del palazzo comunale. Una iscrizione commerativa si legge nella sala delle stelle del palazzo comunale.
La lapide, a sinistra della porta di destra risale al Duomo premanfrediano, e durante i lavori di costruzione venne inserita nella nuova costruzione.
Nel testo originale è scritto:
"R(everendus) M(agnificus) D(ominus) ASTORGIVS CARDINALIS BENEVENTANVS TOCIV S (sic) ROMANDIOLAE LEGATVS VNICVIQVE IN CIVITATE FAVENTIAE GENIBVS FLEXIS DE SERO DICENTI TER AVE MARIA DVM P(er) IPSA AD S P(ETRVM) PVLSATVR C(entum) DIES REMIS(s)IONIS INDVLXIT"
Questo il testo in italiano:
"IL REVERENDO E MAGNIFICO SIGNOR ASTORGIO CARDINALE BENEVENTANO LEGATO DELLA ROMAGNA CONCESSE CENTO GIORNI DI INDULGENZA A CHIUNQUE NELLA CITTÀ DI FAENZA RECITI IN GINOCCHIO TRE VOLTE L'AVE MARIA QUANDO PER ESSA SI SUONA DI SERA A S. PIETRO"
Il cardinale in questione è Astorgio Agnesi, che dal 1448 al 1449 fu Legato (cioè rappresentante del potere pontificio) in Romagna.
La lapide, in pietra, è interessante anche per la disposizione delle lettere, contenute una dentro l'altra per risparmiare spazio.
Altre lapidi in via Barilotti e via Bertucci
La lapide di via Barilotti
In Via Barilotti sulla parete della Basilica Cattedrale c’è un’antica lapide in arenaria, molto piccola che si mimetizza bene col muro dell'edificio, tanto che è difficile anche da vedere.
Questo è il testo:
"FEC. INDVLGENTIAM OMNIB. VENIENTIB ET MITTENTIBS. A I DIE XI ET D N ARCHIEPS R. ET EPS. PPL SIMILEM INDVLGENTIAM CONCESSERVNT."
Questa potrebbe essere una possibile integrazione:
"(Anno domini mclxxxiiii lucius papa tercius) / FEC(it) INDVLGENTIAM OMNIB(us ad s. petri festum hic) / VENIENTIB(us) ET MITTENTIB(us) A(nnuati)M DIE(rum) / XII ET D(ominus) N(oster) ARCHIEP(iscopu)S R(avennas) ET EP(iscopu)S P(o)P(uliensi)S / SIMILEM INDVLGENTIAM CONCESSERVNT.
La traduzione è la seguente:
"NEL 1184 PP. LUCIO III DIEDE L'INDULGENZA DI DODICI GIORNI OGNI ANNO A COLORO CHE VISITANO (la cattedrale) E FANNO RIENTRO (i pellegrini) PER LA FESTA DI S. PIETRO, MENTRE L'ARCIVESCOVO DI RAVENNA NOSTRO SIGNORE ED IL VESCOVO DI FORLIMPOPOLI CONCESSERO UN'IDENTICA INDULGENZA"
Papa Lucio III (Ubaldo Allucingoli, 1181-1185); in viaggio per il concilio di Verona per indire una crociata, si fermò a Faenza dove celebro la festa di S. Pietro, come racconta Tolosano nel suo chronicon. Dopo il concilio l’arcivescovo di Ravenna Geraldo e il vescovo di Faenza Giovanni partirono per la crociata e vi morirono.
La lapide di via Bertucci
In Via Bertucci, vicino all'ingresso laterale della chiesa a poca distanza dallo spazio per le affissioni c’è una piccola lapide rettangolare in marmo.
Il testo scolpito è il seguente:
"HINC QVI TRANSITIS
TEMPLVM SACRV(m)Q(ue) SVBITIS
PRO CVSTODE MEO
LAVDES FERTE (Deo)"
La traduzione del testo è la seguente:
"VOI CHE DI QUI PASSATE ED ENTRATE NEL TEMPIO SACRO, DATE LODE A DIO PER IL MIO CUSTODE (S. Pietro)".
La piccola lapide proviene dal portico d’ingresso della cattedrale premanfrediana. L’iscrizione si riferisce certamente, secondo il Lucchesi, a S.Pietro, “custode (detentore delle chiavi)” e titolare della cattedrale, e potrebbe essere un ringraziamento del fatto che la cattedrale rimase illesa da un incendio il 5 luglio 1214. Sarebbe, quindi, la più antica lapide che si vede esposta all’esterno in Faenza.