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La Pala di Jacopone Bertucci
La tavola (cm 220x144), attualmente nel primo altare a destra, raffigura «la madonna col bambino in trono tra due santi», nota anche come «madonna del popolo».
Questa opera sembra distaccarsi dai soliti caratteri del Bertucci, quali forme ampie e dilatate, di una plasticità rude e talora di un risentito espressionismo.
In tale contesto, ispirato ad una ripresa classicistica più consona alla temperatura «purista» del primo raffaellismo emiliano, la composizione è importata a valori di euritmia e di equilibrio.
Il tenero gruppo della Madonna col Bambino è di una tipologia tradizionale che persiste nei due santi laterali, il cui panneggio è condotto a pieghe rigide e tubolari come in un’opera di fine ‘400. Questi caratteri non hanno riscontro negli insistiti effetti manieristici che connotano le opere di Jacopone; certi stilemi, quali la forma delle mani, la firma, sembrano comunque confermare l’ autografia del Bertucci, sarebbe interessante capire i motivi che hanno provocato questa ripresa raffaellesca. Non è inoltre da eludere che Jacopone riprendesse e portasse a termine una tavola già avviata in precedenza, sicché anche i documenti dell'epoca ce lo mostrano artista disordinato e poco puntuale nelle consegne.
Problematica è la figura del santo a sinistra, ritratto come prete parato per la messa, vestito con camice e pianeta; si pensa che tratti di Sant’Antonino di Cesarea, la cui memoria ricorre il 13 novembre, poiché in tale giorno si celebrava la festa del Santo nella chiesa faentina a lui dedicata.
L’immagine faentina corrisponde bene a questo Sant’Antonino, che fu presbitero e martire. Secondo la leggenda il suo corpo fu lasciato insepolto ai morsi dei cani, il che può spiegare l’attributo del cane e il culto tributato al santo, invocato contro il morso dei cani.