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Cappella della Beata Vergine delle Grazie - I due altari riuniti
Con un'attenta lettura di documenti dell'epoca Andrea Dari ha recentemente ricostruito quali siano stati gli elementi che hanno portato alla fusione tra il seicentesco altare maggiore della Basilica Cattedrale di Faenza, spostato nel transetto dal presbiterio nel 1699 e l'altare settecentesco dedicato alla Madonna delle Grazie proveniente dalla chiesa di Sant'Andrea in Vineis.
Prima di tutto i documenti, ovvero atti notarili del 1681, hanno dato la paternità dell'altare maggiore del duomo voluto dal cardinale Carlo Rossetti a Carlo Fontana, come già aveva intuito giustamente Antonio Corbara. L'autore del progetto dell'altare seicentesco nella principale chiesa faentina è stato dunque il genio ispiratore di tutto lo sviluppo costruttivo della Roma tra la fine del XVII secolo e XVIII secolo. La sua realizzazione è un'elegante opera della cultura artistica romana che ha uno sviluppo totale grazie alla presenza di quattro statue, tutte riportate nell'attuale altare della Beata Vergine delle Grazie, ad una scelta curata dei marmi e dei loro cromatismi con un forte impatto visivo dato anche dalla sistemazione del tabernacolo e dalla soprastante cornice con una immagine mariana retta da due angeli.
Nel successivo rifacimento con l'unione dei due altari ne risulta, come ha scritto Andrea dari «una piacevole e magniloquente composizione tardo barocca».