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Cappella della Beata Vergine delle Grazie - Il tabernacolo

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Il pregevole tabernacolo dell’altare dedicato alla B.V.delle Grazie, realizzato in marmo bianco, è stilisticamente un unicum nel repertorio faentino.
La parte inferiore è costituita da una sorta di piedritto a forma di goccia, al centro del quale campeggia un tondo di marmo rosso entro una cornice circolare arricchita, ai lati, da due ali dorate.
Il profilo inferiore della goccia è sottolineato da una ghirlanda con motivi vegetali.
Nel registro centrale, registrato con una calibrata fuga prospettica, due pilastri scanalati con capitelli inquadrano la portella, al di sopra della quale è inserito un bassorilievo con la figura del Cristo in pietà.
Nel frontone semicircolare, sulle sommità, è applicata una protome raggiata.
La partitura del manufatto rispecchia quella dei tabernacoli a parete di epoca rinascimentale seppure, sul retro, esso presenti la cassetta dei tabernacoli d’altare diffusi a partire dalla metà del Cinquecento (a seguito del concilio di Trento 1545-1563).
E ancora. Il manufatto è caratterizzato dalla raffinata iconografia della imago pietatis che si può ammirare,in ambito diocesano, solamente su un altro esemplare, quello della chiesa di Santa Maria della Pace in località Ponte del Castello, attestato al 1501 circa (cfr. P.Capitanio, i Tabernacoli a parete di epoca rinascimentale. Un percorso artistico nella diocesi di Faenza e Modigliana, Faenza 2010 ).
Una data che potrebbe essere proposta anche per l’esemplare dell’altare della Beata Vergine delle Grazie, se non fosse che la presenza di marmi policromo, l’applicazione di verniciature, l’inserimento di marcati elementi dorati e di una protome raggiata, indirizzino verso un gusto artistico più tardo.
Tale commistione di peculiarità rende alquanto complessa la formulazione di ipotesi attributive e di datazione del tabernacolo; inoltre, le relative notizie storico-documentali sono pressoché inesistenti.
L’unica fonte al 19 dicembre 1860 quando una “divota persona” presenta ai membri della confraternita della B:V. delle Grazie un’ istanza scritta del seguente tenore: “ Non è che nell’ intenzione di maggiormente condecorare la cappella di Meria Santissima delle Grazie in questa Cattedrale, che divota persona rispettosamente si volge alle signorie loro La illustrissime, pregandole di accettare il dono di un ciborio di marmo statuario, affinché rimanga stabilmente e devotamente provveduto a così fatto bisogno”. La collocazione del ciborio sull’altare, espressamente richiesta dall’anonimo offerente, potrebbe essere avvenuta nei mesi successivi e comunque prima del 1872. Infatti della visita pastorale del 7 luglio 1872 mons. Angelo Pianori dispone quanto segue: “Per l’altare della Beata Vergine delle Grazie, la chiave deve essere d’argento o di ferro indorato. Entro il tabernacolo deve assolutamente adattarvisi un corporale da mutarsi quando il bisogno lo richieda. Tutto ciò si adempia subito e senza dilazione”. Seguirà un lungo silenzio nei documenti fino al 13 marzo 1924, quando i massari della Veneranda Confraternita - nello stilare la nota delle spese sostenute per i lavori di manutenzione alla cappella della Beata Vergine delle Grazie - preciseranno : “Al doratore Luigi Vassura, per doratura del tabernacolo e della porticina con oro fino e per la pulitura dell’oro dei capitelli; alla ditta Silvani, per avere smontato e rimontato con mastice il tabernacolo; alle monache dell’istituto Righi per averne rivestito l’interno”.
Il tabernacolo sarà nuovamente smontato, rimontato e ridorato nel 1975, in occasioni di importanti lavori strutturali all’altare. È quindi importante proseguire nelle ricerche documentali, al fine di chiarire maggiormente la storia di questo tabernacolo che, per la sua collocazione, è quotidianamente oggetto di ammirazione e devozione.

(P. Capitanio, Maria protettrice della nostra gente. I santuari e le devozioni mariane nella Diocesi di Faenza-Modigliana, Carta Bianca Editore, 2012, pp. 22-32)

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