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Cappella della Beata Vergine delle Grazie - Il dono

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Il dono delle chiavi della città

Durante l’epidemia di peste del 1630 (di “manzoniana memoria”) Faenza uscì indenne dal contagio. I faentini si erano attenuti scrupolosamente alle direttive sanitarie imposte dal Commissario pontificio Gaspare Mattei, affidandosi, nel contempo, alla speciale protezione della Madonna delle Grazie.
Per ben trenta mesi si erano avvicendati nella chiesa dei Domenicani davanti alla sacra immagine per chiedere alla B. V. di “spezzare ancora una volta le frecce dell’ira divina”. In segno di ringraziamento il 18 maggio 1631 la Patrona fu incoronata per mano dell’Inquisitore Generale Padre Maestro Tomaso Novarri da Tabea; ai piedi della Madonna, nell’altare nella chiesa domenicana di S.Andrea, furono deposte “a perpetua testimonianza di ossequio, venerazione e riconoscenza” cinque chiavi, con riferimento alle cinque porte della città.
Quando il 5 agosto 1761 l’immagine, già trasportata in Cattedrale fin dal 10 maggio 1760, fu donata dai Domenicani al vescovo mons. Antonio Cantoni, nel rogito del notaio faentino Carlo Antonio Lega si elencano tutti gli ulteriori ornamenti della Madonna, ma né la corona né le chiavi sono espressamente ricordate: si deve concludere che,probabilmente, tutto era già andato perduto.
Si torna a parlare del dono delle chiavi nel 1781, anno noto alle cronache faentine per le forti e continue scosse telluriche.
Dopo quelle “terribilissime” del 4 aprile e dell’11 luglio, per paura di crolli, l’allora vescovo Vitale Giuseppe De Buoi decise di fare trasportare l’immagine della Madonna delle Grazie all’aperto nella piazzetta del Vescovado, dove fu allestito un altare presso il quale, per quindici giorni , si svolsero le funzioni religiose.
Alla fine del mese la sacra Immagine venne solennemente riportata in duomo; nell’occasione le furono donate le chiavi di Faenza al Capo Priore Bartolomeo Pazzi a nome di tutta la cittadinanza.
Queste nuove chiavi, in legno argentato, furono sostituite da altre in argento, realizzate dal faentini Stefano Tabanelli. Le nuove chiavi vennero rubate la notte del 22 luglio 1799. Nel 1855 la Confraternita di S.Pietro in Vincoli detta della B.V. delle Grazie, in segno di riconoscenza alla Madonna per lo scampato pericolo dal contagio del Cholera morbus che in quell’anno si era diffuso in Romagna, commissionò all’argentiere Vincenzo Baccarini la realizzazione di nuove chiavi, poste sull’altare della Madonna alla fine del 1856, è lì che si trovano tuttora (sono sei anziché cinque come nel 1631, in quanto, nel frattempo, era stata eretta Porta Pia).

(P. Capitanio, Maria protettrice della nostra gente. I santuari e le devozioni mariane nella Diocesi di Faenza-Modigliana, Carta Bianca Editore, 2012, pp. 22-32)

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