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Cappella della Beata Vergine delle Grazie - I miracoli

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I quattro miracoli nei riquadri della volta in un racconto del settecento.

Riportiamo dalla settecentesca pubblicazione di Romoaldo Magnani sulla vita dei Santi di Faenza il racconto dei quattro miracoli illustrati da Giuseppe Milani sui quattro pennacchi ai lati della volta nella Cappella della Beata Vergine delle Grazie.

«Bambino non offeso dal lupo

Nella villa di Savarna territorio di Ravenna avendo una contadina portato seco il suo figliuolo dentro la culla in campagna nel mese di Maggio, ed ivi lasciatolo sopra una riva, mentre essa se ne era andata a far erba, venne a passare un lupo, il quale veduto il putto che vagiva, lo rapì, e seco lo portava per mangiarselo. Corse la madre al pianto, e veduto il suo bambino in bocca del lupo, cominciò piangendo a gridare fortemente, e come divota dalla B. Vergine delle Grazie poco avanti visitata, che faceva molti miracoli, lo raccomandava ad essa caldamente, facendo voto, che lo porterebbe a Faenza al suo altare con qualche dono, se lo liberasse.
Quando con somma sua maraviglia vide tornare il lupo verso la culla, dove ripostolo senza averlo in niun modo offeso, se ne partì. Ella subito portossi a Faenza, e soddisfece al voto insieme co’ suoi parenti, e lo appesero all’altare.

Libera un prigioniero

Fu posto prigione un tal Silvano Faentino nella rocca di Faenza per ordine del Signore della città, falsamente accusato di tradimento e negava tal cosa fin sulla corda, invocando Maria Vergine delle Grazie, di cui era divoto; ond’ebbe che non sentiva alcun dolore di quel martiro.
D’indi levato fu condotto in una prigione oscura, con grande suo timore della vita, dove disperato d’ogni soccorso umano fè voto alla detta, che se scampava da quel pericolo, le avrebbe portato un braccio d’argento.
Fu ispirato di ascendere su d’una finestra, i ferramenti della quale non senza gran prodigio spezzati, con grande felicità d’indi n’uscì, e fuggissene ad Imola dove narrava il miracolo accadutogli.
Il che pervenuto alle orecchie del Principe di Faenza lo richiamò alla patria con sicurità di lasciarlo libero: e da lui sentito il prodigio con giuramento lo mandò in pace.
Egli andempì il voto, e continuamente cantava lodi avanti l’immagine, anzi pagava alcuni, che seco cantassero per gratitudine di tanta grazia.

Una donna partoriente 

Una donna partoriente essendo tormentata fortemente da’ dolori del parto con pericolo della vita e della prole, venutale in mente la gran Madre delle Grazie, della quale giornalmente si sentivano maraviglie, a lei si raccomandò caldamente con prometterle una picciola offerta: e subito felicissimamente partorì, restando libera affatto.

Risuscita una donna

Ritrovavasi una donna già morta nel cataletto per portarsi alla sepoltura con la turba de parenti intorno.
Avvicinandosi l’ora di seppellirla tutti inconsolabilmente piangevano la perdita di essa, e sovvenuto loro la molta divozione che portava alla Vergine delle Grazie, supplicavano concordemente la detta Vergine a pro della defonta.
Quand’ecco la femmina già risuscitata alzarsi su quella bara, e chiesti i suoi panni vestirsi con indicibile stupore degli astanti, a’ quali narrò ella, che mentre stava in placidissimo sonno fu svegliata da una bellissima donna, che le disse, Alzati, e vattene a consolare i tuoi parenti, che ti piangono: io son colei, di cui sei stata tanto divota in vita tua. Fu dipinto il miracolo ed appeso all’altare».

(Romoaldo M. Magnani, Vita dè santi beati venerabili e servi di Dio della città di Faenza, in Faenza presso l’Archi, 1741, pp. 225-227).

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